Una Confindustria per il Nordest. «Servono due anni, poi ci sarà un solo leader»

I presidenti delle federazioni di Veneto e Fvg, Enrico Carraro e Giuseppe Bono, hanno firmato la lettera di intenti. Al via il tavolo di coordinamento e alla ricerca del consenso di tutte le territoriali

MESTRE. Confindustria Veneto e Friuli Venezia Giulia avviano l’aggregazione.

Nella sede di Mestre i presidenti regionali Enrico Carraro e Giuseppe Bono hanno sottoscritto il 23 giugno la lettera d’intenti che porterà a creare la prima rappresentanza industriale sovraregionale. E non vogliono fermarsi qui: l’invito è esteso anche all’Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige. Se tutto procederà come previsto, con il via libera da parte di tutte le territoriali provinciali, entro due anni si raggiungerà l’obiettivo. Al piano lavora un Tavolo permanente di coordinamento associativo.

«Abbiamo ritenuto opportuno in questa particolare fase economica, politica e sociale del Paese, ampliare i perimetri della rappresentanza per rispondere alle nuove esigenze del sistema confindustriale del Nord Est, andando oltre i meri confini regionali per connettere in modo più efficiente le realtà produttive che già adesso operano con filiere interdipendenti e integrate», dichiarano Carraro e Bono, presidenti rispettivamente di Confindustria Veneto e Confindustria Friuli Venezia Giulia. L’operazione era stata anticipata anche a Confindustria nazionale, che non ha posto obiezioni, ci saranno eventualmente alcune revisioni statutarie da apportare.

Nei giorni scorsi Anna Mareschi Danieli, presidente degli industriali di Udine, invitava prima a completare l’aggregazione in Friuli Venezia Giulia e poi a parlare di Nordest. Non è preoccupato il presidente Giuseppe Bono: «Nel nostro progetto ogni territoriale manterrà il proprio presidente, è lui l’interlocutore con il territorio, il percorso proseguirà in regione come per il Nordest».

Il nuovo progetto poggia su pilastri e servizi già messi a fattor comune, come ad esempio Fondazione Nord Est, Confindustria Veneto Siav e L.E.F. (Lean Experience Factory) il centro di trasferimento tecnologico di riferimento su Industria 4.0.

Giuseppe Bono ed Enrico Carraro
Giuseppe Bono ed Enrico Carraro

Il percorso ipotizzato prevede tre fasi: definizione del modello di governance; road show di presentazione presso le associazioni territoriali per recepire istanze e proposte, e individuazione delle specificità da valorizzare (ad esempio: economia della montagna, economia del mare, infrastrutture, ecc.); implementazione dei servizi e delle funzioni integrate e la messa a regime della governance associativa e tecnica.

«Ci sarà un presidente unico, con due delegati regionali – spiega Carraro – non dobbiamo perdere prossimità con il territorio, lo facciamo nell’interesse dei nostri imprenditori. Non verranno toccate le società di servizi a livello locale».

L’operazione mira ad avere un interlocutore unico a Nordest del mondo imprenditoriale per confrontarsi con la politica su temi importanti, in special modo quelli infrastrutturali, che saranno al centro dei fondi del Pnrr. «Bisogna rendere più forti i nostri territori e farci sentire su molti temi, tra cui i porti – aggiunge Bono -. L’Italia ha solo porti di transito dove il petrolio e le merci arrivano e ripartono, mentre dovrebbero avere un’altra funzione. Abbiamo delle piattaforme logistiche e intermodali d’eccellenza come nel porto di Trieste, Verona e Pordenone. Dobbiamo lavorare anche su questo». E lancia la provocazione di un’idrovia Venezia-Padova.

«Il Recovery Plan è un treno per cambiare il paese, oggi non sono più pessimista: ci sono soldi ed intelligenze – aggiunge Carraro -. Abbiamo l’opportunità di creare nuovi orizzonti per l’industria del Nordest, che oggi deve fare i conti anche con la mancanza di personale da assumere». Ieri è arrivato il commento di Leopoldo Destro, presidente di Assindustria Venetocentro, tra le più grandi del Nordest che unisce gli industriali di Treviso e Padova. «Il mondo sta cambiando e avanzano nuovi paradigmi di sviluppo – dichiara Destro -. Ogni processo che sperimenta nuove forme sovra-territoriali di rappresentanza è un impulso positivo che va verificato fino in fondo, nei modi e tempi giusti, coinvolgendo la base associativa».

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