
Dopo 300 anni, la prima donna alla guida della biblioteca antica della Diocesi di Padova
Giovanna Bergantino ha assunto il ruolo che era di don Riccardo Battocchio, neo vescovo di Vittorio Veneto. Custodisce testi di un valore immenso, da Galileo ai libri proibiti. Il suo obiettivo è rivoluzionario: catalogare per rendere fruibile il patrimonio della Diocesi
Come una goccia. Trasparente, leggera, ineffabile. Ma anche forte, in grado di scavare nella roccia. «E’ stata dura, a volte quando entrano qui in biblioteca mi chiedono ancora di parlare con il direttore».
Ma la direttrice è lei. Giovanna Bergantino porta su di sé il peso di una rivoluzione. Un cambiamento epocale all’interno di una delle istituzioni che nell’immaginario collettivo rappresenta l’immutabile, la Diocesi.
Dopo trecento anni di conduzione maschile lei è la prima donna a dirigere la biblioteca antica del seminario vescovile. Ed è pure laica.
Di certo non una biblioteca qualunque, ma un tesoro di storia e cultura noto in tutto il mondo: 1.155 manoscritti (tra cui 223 codici latini medievali miniati e alcuni codici greci, ebraici e arabi), 483 incunaboli (libri stampati nel XV secolo), circa diecimila libri del Cinquecento, più di 14.000 libri del Seicento e circa quarantamila libri stampati dal 1701 al 1830.
«Ammetto che non è stato per nulla semplice, in alcune occasioni. Se mi avessero detto che sarei diventata la prima direttrice donna di questa biblioteca non so nemmeno se ci avrei creduto», racconta Bergantino. Il suo curriculum è granitico e il suo lavoro riconosciuto a tutti i livelli.
Pugliese, due figli, è ancora l’unica donna direttrice in tutta Italia «e ai convegni dei bibliotecari ecclesiastici si nota», ammette sorridendo, ma il suo lavoro, pressoché unico, la ripaga della strada in salita che ha dovuto percorrere e che in parte sta ancora percorrendo: «Purtroppo le difficoltà economiche sono note, i finanziamenti per i nostri progetti di catalogazione procedono a rilento. E qui di lavoro da fare ce ne sarebbe tantissimo». A questo si sommano le ristrutturazioni della sede della biblioteca: «Ma devono essere fatte e noi andiamo avanti».
Il percorso di studi e formazione che l’ha portata a entrare alla biblioteca antica del seminario ne ha forgiato competenze e carattere. Era l’epoca dei contratti a progetto, che nascevano e si dissolvevano dopo un anno o due.
Ma Giovanna Bergantino non si è mai lasciata abbattere. A forza di studiare e apprendere quella strada che sembrava tortuosa d’un tratto le ha mostrato i corridoi di quel patrimonio di libri antichi e per lei, laureata in Archeologia (nel 1999, a Padova), è stato come respirare aria di casa.
Nel 2012 è diventata bibliotecaria, al fianco del suo predecessore alla guida della biblioteca antica, don Riccardo Battocchio (appena nominato vescovo della Diocesi di Vittorio Veneto).
Giovanna Bergantino ha messo a sistema i suoi studi in biblioteconomia per portare la sua forma mentis rivoluzionaria nell’ambiente ecclesiastico: «Catalogare quel patrimonio dello scibile umano per metterlo a servizio degli studiosi».
Un libro antico che entra in un sistema informatizzato è consultabile, fruibile, diventa un mattone del sapere universale, a servizio delle Università e non solo. Dirlo è semplice, farlo equivale a una rivoluzione culturale.
«In questa biblioteca c’è un patrimonio immenso e raro. Si trovano anche i libri proibiti, copie antiche del Corano, a dimostrazione dell’apertura mentale che è stata il filo rosso di secoli di storia di questa istituzione», spiega Bergantino.
I suoi predecessori sono illustri: Francesco Canale (colui che promosse l’acquisto, nel 1720, della collezione di libri di Alfonso Alvarotti), Egidio Forcellini, Clemente Sibiliato, Giovanni Pizzati, Andrea Coi, Giuseppe Valentinelli (poi direttore della Biblioteca Marciana di Venezia), Sebastiano Serena, Ireneo Daniele, Pierantonio Gios e infine don Riccardo Battocchio.
Porta su di sé con discrezione il peso della storia e con la calma serafica di chi sa navigare anche se il vento a volte è contrario, va dritta per la sua strada: «Rendere condiviso e fruibile il patrimonio culturale è fondamentale per favorire una più ampia apertura agli studiosi provenienti da tutto il mondo».
Giovanna Bergantino è la dimostrazione che i grandi cambiamenti culturali sono frutto (anche) di studio ininterrotto e di forza di volontà, che le rivoluzioni possono anche essere delicate, senza fratture. A volte si arrabbia, come tutti, e allora lei entra nei corridoi antichi e guarda i suoi libri, li prende in mano e con la mente ripercorre la loro storie: «Sapere che quei libri sono stati letti da principesse, trovare al loro interno un invito a una festa del Seicento, leggere note di possesso che hanno centinaia di anni, ripaga di tutto il lavoro svolto».
Non si sente una donna speciale, non di certo una figura esemplare: «Ma dico alle donne di non arrendersi mai di fronte alle difficoltà, alle ragazze di perseguire i loro obiettivi, anche se sembrano impossibili».
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