Né lavoro né conto in banca, quando la violenza sulle donne è (anche) economica
Francescon (Banca d’Italia): «In casa si parla troppo poco di temi finanziari».La situazione a Nord Est: il 73% delle donne under 35 dichiara di avere conoscenze finanziarie medio-basse. Ecco perchè, sostiene Obiettivo famiglia, «alla base di tutto sta l’educazione, insegnando anche alle più piccole ad avere un rapporto con il denaro»

In Italia 4 donne su 10 non possiedono un conto corrente bancario. La situazione nel Nord Est non è meno critica: il 73% delle donne under 35 dichiara di avere conoscenze finanziarie medio-basse.
È emerso al convegno “Alfabetizzazione finanziaria per l’empowerment femminile”, a Treviso.
A organizzare l’incontro Obiettivo Famiglia - Federcasalinghe, per accendere i riflettori su una forma di abuso subdola: la violenza economica di genere.
L'Italia si colloca tra i paesi Ocse con il più basso livello di cultura finanziaria.
«Le donne sanno meno degli uomini e, anche quando dimostrano pari competenze, tendono a sottostimarsi», spiega Stefano Francescon, vice direttore della sede di Venezia della Banca d’Italia.

Su una scala da 0 a 7, le conoscenze finanziarie si attestano mediamente a 3,9 per gli uomini contro il 3,5 delle donne. «In famiglia si parla ancora troppo poco di temi economici-finanziari - sottolinea - La scuola sembra non colmare questa lacuna, affrontando il tema in modo marginale o del tutto assente».
Già a 15 anni si riscontra una differenza nelle conoscenze finanziarie tra ragazzi e ragazze. E c’è uno stretto legame tra le competenze finanziarie e l'occupazione.
«Nelle donne riscontriamo un gender gap soprattutto tra casalinghe, pensionate e studentesse», precisa Francescon.
Il Veneto non fa eccezione.

Anzi, la regione presenta uno dei divari più elevati nel tasso di occupazione tra uomini e donne al Nord, attestandosi al 16,6%.
La violenza economica è forse la più insidiosa tra le forme di abuso, agendo silenziosamente attraverso il controllo e la privazione delle risorse finanziarie e dell'indipendenza.
A sottolinearlo è Monica Cielo, psicologa e psicoterapeuta: «Questa dinamica è radicata in una cultura che definisce ruoli di genere e aspettative economiche».

Cielo spiega come, in contesti in cui la disparità salariale tra uomo e donna è marcata, il potere economico maschile possa tradursi in una forma di controllo. «Intervenire richiede un cambiamento culturale graduale, che coinvolga tutti i settori della società, dalle istituzioni ai singoli.
È fondamentale promuovere una riflessione critica, soprattutto tra uomini e ragazzi, e spostare l'attenzione dal genere biologico alle competenze individuali, incoraggiando la fluidità identitaria e una responsabilità condivisa».

Conclude Valentina Bettin, presidente di Obiettivo Famiglie - Federcasalinghe Veneto: «Alla base di tutto sta l’educazione, insegnando anche alle più piccole ad avere un rapporto con il denaro - chiosa - Se una bambina ha dubbi o perplessità deve confrontarsi con la madre, essere curiosa di come l’uso dei soldi è importante: le più piccole devono imparare che il lavoro e il sacrificio portano a gratificazione. Non ci sono materie per bambini e bambine, tutti hanno le stesse capacità.

A una adulta dico di non arrendersi mai, avere sempre voglia di migliorare, conoscere e non spegnersi mai».
Riproduzione riservata © il Nord Est