Mannoia: «Ancora troppo poco nella lotta contro la violenza sulle donne»
La cantante romana torna in tour con il suo show “Fiorella sinfonica”: «Spaventata dalle guerre e dai discorsi sul riarmo»

È tutto pronto per i nuovi concerti di Fiorella Mannoia: al via la reprise del tour “Fiorella Sinfonica-live con orchestra”, che dopo aver collezionato sold out a ripetizione durante la stagione invernale torna nei teatri in primavera e nelle arene estive da luglio.
Accompagnata dall’Orchestra Sinfonica Saverio Mercadante di Altamura, diretta da Rocco De Bernardis, l’inconfondibile voce de “Quello che le donne non dicono” sarà ospite del Gran Teatro Geox di Padova il 2 aprile e del Politeama Rossetti di Trieste l’8 maggio. L’artista ripercorrerà i grandi successi, declinati con nuove sfumature. Inizio concerti alle 21, biglietti su Ticketone.
Che sensazioni regala un’orchestra al proprio fianco?
«Era un desiderio che avevo da tempo, in parte già realizzato nel disco fatto nel 2013 per ricordare Lucio Dalla: al Forum Village di Roma registrammo in presa diretta con l’orchestra Sesto Armonico. È stata una delle esperienze più belle della mia carriera e ho voluto ricrearla anche dal vivo dando spazio alle canzoni più conosciute. Quella orchestrale è un’esperienza che consiglierei anche ai miei colleghi, pura magia».
Disobbedire”, il suo ultimo album, fonde impegno e denuncia. La disobbedienza può essere benzina che alimenta la coscienza civile?
«Partirei da un concetto: l’umanità non si sarebbe mai evoluta senza i disobbedienti. Il primo che mi viene in mente è Galileo, che andò contro i dettami della Chiesa mostrando qualcosa che non era concepibile. Disobbedire è un verbo necessario, che ha contribuito a creare capolavori nella musica, nella pittura e svolte nella politica. Da un punto di vista personale, credo, abbiamo solo un dovere di obbedienza, quello alla nostra coscienza, che ci fa muovere in un’altra direzione quando quello che ci stanno dicendo sembra sbagliato. Nella musica, così come nella vita, non ho mai scisso quello che sono da quello che interpreto. E in tempi come questi aderire alla propria essenza è fondamentale».
“Una nessuna centomila”, lo spettacolo che unisce alcune delle voci più importanti, quest’anno sarà ospitato in piazza del Plebiscito. Passi avanti nella lotta alla violenza sulle donne?
«Non molti, mentre invece si fanno tante chiacchiere su tematiche che dovrebbero incutere timore. Penso ai venti di guerra che soffiano, alla facilità con cui si parla di riarmo e di nemici alle porte. In questa leggerezza ricade anche la poca tutela verso le donne. Non siamo aiutate, le pene per i violenti non sono mai adeguate e rispettate. Non sono giustizialista, vorrei che ci fosse rispetto. Ma fino a quando sentiremo certi discorsi sull’abbigliamento femminile, come il ricorrente “se l’è cercata”, si capisce che di strada da fare ce n’è tanta. Le donne non sono tutelate nelle questioni pratiche, sussiste la disparità di salario però c’è lo specchietto per le allodole dell’8 marzo. Nel mio piccolo la battaglia prosegue non solo per i centri antiviolenza, ma per sostenere i volontari che ci lavorano».
E le donne in musica?
«Nell’ambito artistico conta il talento: chi ne ha, emerge. Ci sono tante donne autrici, strumentiste e cantanti: in questo campo, rispetto a una volta, abbiamo fatto grandi passi avanti. Quello che ogni volta mi preme sottolineare, però, è che quella dei sessi non è una battaglia ma un percorso da fare insieme: dovrebbe essere così nella vita, non solo nel mondo dello spettacolo».
Di recente ha scoperto una vena autoriale...
«Resto un’interprete, orgogliosa di esserlo. Una cantante che a volte ha scritto qualche canzone. Un percorso compiuto con calma e imboccato quando mi sono sentita pronta, forse perché nel passato ero troppo critica nei miei confronti. E anche perché inconsciamente dovevo misurarmi con cantautori che scrivevano capolavori. Poi sono arrivate l’ispirazione e la tranquillità».
Come vede il presente della canzone?
«La mia generazione è stata abituata ad ascoltare di tutto: ci innamoravamo, ballavamo e pensavamo. Quest’ultimo settore, oggi, lo vedo sguarnito: personalmente non mi abituo a sentire così tante canzoni che dicono così poco. Il linguaggio è impoverito, i ragazzi non leggono e di conseguenza non incamerano parole e lessico».
Quali sono i suoi impegni nei prossimi mesi?
«Il tour proseguirà fino a dopo l’estate, ovviamente c’è emozione per i due concerti di giugno alle Terme di Caracalla. Poi “Una nessuna centomila” in settembre, mese che mi vedrà omaggiare con tanti amici, il 18 e sempre a Napoli, anche Pino Daniele, a dieci anni dalla scomparsa».
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