Ad Altivole la tomba capolavoro di Scarpa

Il mausoleo di Brion si trova a San Vito, in provincia di Treviso: tonnellate di cemento armato diventano leggere, quasi animate da un’insolita grazia. Ai piedi delle colline di Asolo l’acqua si fa suono e la luce disegna l’architettura

Marina GrassoMarina Grasso
La tomba Brion progettata da Carlo Scarpa a San Vito di Altivole (Foto di Elisabetta Perrone)
La tomba Brion progettata da Carlo Scarpa a San Vito di Altivole (Foto di Elisabetta Perrone)

“Oltre la vita delle forme c’è la vita del prato, la vita dell’acqua che è vita, la vita del paese (…) C’è vita sufficiente anche per chi muore e la si rincorre”, affermava Carlo Scarpa in merito alla Tomba Brion di San Vito di Altivole, immerso nella campagna trevigiana ai piedi delle colline asolane.

Un itinerario di memoria

Ed è proprio così il suo ultimo e forse più eclatante capolavoro, un itinerario di memoria scandito da straordinari vuoti e intensi pieni dove la luce disegna l’architettura, l’acqua si fa suono, le metafore e le allegorie si rincorrono e si moltiplicano in un lirico giardino funebre.

E tonnellate di cemento armato diventano leggere, quasi animate dall’insolita grazia dello scintillio di dorate tessere di mosaico che punteggiano le pareti creando calibrati effetti riflettenti. Perché quella che è, sì, una tomba, non è un luogo di tristezza, bensì di ricerca dell’assoluto attraverso la forma; una lunga domanda che ha come risposta la luce, indifferentemente estetica o spirituale.

Era il 1969

Era il 1969 quando Onorina Tomasin Brion commissionò a Carlo Scarpa un mausoleo dedicato al marito Giuseppe Brion nel cimitero ottocentesco del suo paese natale.

Per ricordare l’uomo che con la sua Brionvega fu uno dei pionieri dell’elettronica di consumo firmata dai migliori designer dell’epoca, Scarpa era il progettista più indicato, che aveva già firmato la Gypsotheca di Possagno, il Museo di Castelvecchio, la Querini Stampalia e il Negozio Olivetti.

E che proprio in quell’anno visitò per la prima volta il Giappone, dalla cui cultura aveva già tratto parecchie ispirazioni che sono evidenti anche nel complesso, che insiste su oltre 2000 metri quadrati lungo due lati del cimitero del paese: un autentico tempio universale dove memoria e forza del sentimento celebrano l’amore coniugale tra Giuseppe e Onorina.

Come fanno, ad esempio, le due scenografiche finestre circolari sovrapposte del corridoio d’ingresso: due anelli intrecciati bordati con tessere di mosaico rosa e azzurre. O come i due feretri dei coniugi, protetti da una sorta di grande ponte che il progettista definì arcosolio (qui il riferimento è alle sepolture dei primi cristiani) e inclinati l’uno verso l’altro, separati da uno spazio limitato che sottolinea l'intimità del loro legame eterno.

A ciascuno la propria visita

Se le architetture scarpiane del Memoriale suggeriscono un percorso di visita, la magia senza tempo del luogo invita anche ad esplorarne diversi livelli e angolazioni; a scegliere il proprio itinerario e a “perdersi” tra le sue quattro fabbriche di cemento, il prato e gli spazi d’acqua; a perlustrare mille dettagli e i sofisticati richiami culturali, in una successione di suggestioni da percorrere con passi che risuonano in modo sempre diverso amplificando la meraviglia.

A percorrere il sentiero di pietre appena affioranti dall’acqua fino al Padiglione della Meditazione, che sembra fluttuare sul bacino ornato da piante acquatiche, per apprezzare il gioco di prospettive aperte sull’acqua, sul prato e sull’arcosolio.

Per poi, in uno spazio defilato al confine tra il memoriale e il cimitero pubblico, incontrare la tomba di Carlo Scarpa, che chiese espressamente di essere sepolto qui (in piedi): una lapide discreta ed emozionante che poi ha accolto anche le spoglie di sua moglie Nina Lazzari, realizzata dal loro figlio Tobia.

Carlo Scarpa morì a Sendai, in Giappone, nel 1978, quando l’opera era quasi finita: a completarla seguendo le sue indicazioni ci pensò il suo assistente, Guido Pietropoli, che nel 2021 ha anche sovrinteso il completo restauro del complesso voluto dalla famiglia Brion. E che subito dopo Ennio e Donatella Brion, figli di Giuseppe e Onorina, donarono al FAI che ne preserva e ne valorizza le architetture e, soprattutto, lo spirito.

Info: 349 8781601, memorialebrion@fondoambiente.it

Il perfetto scenario per il colossal Dune

 

Dal 2022 il Memoriale Brion è un Bene Fai che grazie alla cura e alla comunicazione del Fondo Ambiente Italiano ha notevolmente aumentato l’afflusso di visitatori (nel 2024 oltre 45 mila). Questo grazie anche al colossal Dune di Denis Villeneuve, che ha ambientato parte delle immaginifiche scene futuriste del suo sequel nel giardino funebre progettato da Scarpa più di 50 anni prima, portandolo nelle sale cinematografiche di tutto il mondo.

Visite con il Fai: aperture e prezzi

Come ha sempre fatto la famiglia Brion, anche il Fai rende liberamente accessibile al pubblico il Memoriale Brion con orari di apertura che variano stagionalmente, anche con visite guidate a orari fissi per le quali è necessaria la prenotazione ed è previsto un biglietto (euro 12; ridotto euro 8, iscritti Fai euro 6, gratuito fino a 5 anni). Informazioni su aperture, guide ed eventi: fondoambiente.it/luoghi/memoriale-brion.

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