Patuanelli: «Fincantieri è pronta ad assumere gli operai della Ferriera a rischio esuberi»

L’annuncio del ministro, che frena sullo stop all’altoforno il 1° febbraio. Dal Mise 40 milioni per sostenere gli investimenti
Il ministro Stefano Patuanelli nella sede del Piccolo (Foto Lasorte)
Il ministro Stefano Patuanelli nella sede del Piccolo (Foto Lasorte)

TRIESTE Sarà Fincantieri a riassorbire i lavoratori della Ferriera che potrebbero restare a piedi dopo i due anni di cassa integrazione che prenderanno il via con lo spegnimento dell’altoforno di Servola. L’impegno è assunto dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, che cerca di tranquillizzare i dipendenti dell’azienda, davanti a un accordo sindacale in cui si parla di incentivi all’uscita per almeno quaranta dipendenti che verranno impiegati nelle operazioni di bonifica del sito. Il ministro fissa in «alcune settimane» il tempo necessario per la firma dell’Accordo di programma: si allunga così la scadenza da lui stesso fissata per il 31 dicembre, probabilmente per la necessità di attendere l’intesa sulla cessione dei terreni, cui stanno lavorando Siderurgica Triestina e Autorità portuale.

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Patuanelli lavora con la convinzione che le condizioni per la stipula del nuovo Adp siano a un passo, ma chiama in campo Fincantieri come attore capace di fare fronte alle uscite che potrebbero verificarsi in Ferriera qualora il gruppo Arvedi decida di non aggiungere la ricottura alle nuove lavorazioni previste nel potenziamento del laminatoio. L’impegno arriva alla vigilia del referendum dei lavoratori sull’accordo raggiunto a Roma fra proprietà e sindacati: «Sin dall’inizio - dichiara il ministro - ho detto che l’obiettivo primario è l’assenza totale di esuberi e che tutti gli attuali occupati dell’area a caldo trovino un’alternativa interna o esterna. Nel primo caso c’è il nuovo piano industriale di Siderurgica Triestina, mentre per la soluzione esterna sono certo che Fincantieri farà la sua parte, avendo fin da subito necessità di assunzioni nei suoi stabilimenti. Ci tengo a ringraziare per questo l’ad Giuseppe Bono».

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Patuanelli annuncia che «l’intenzione è chiudere l’Adp nelle prossime settimane perché ci sono tutte le condizioni», ma assicura nel contempo che l’accelerazione impressa negli ultimi mesi non diventerà una corsa fuori controllo. Da una parte, il responsabile del Mise chiarisce che «nulla sarà firmato prima di aver atteso l’esito del referendum sull’accordo sindacale (che si terrà l’8 e 9 gennaio, ndr) per rispetto verso lavoratori e sigle sindacali». Dall’altra, frena la volontà di Siderurgica di avviare lo spegnimento dell’altoforno il primo febbraio, chiarendo che «non esiste una data di scadenza, anche se vanno garantite certezze anche all’imprenditore».

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Ma su altre necessarie certezze necessarie per chiudere l’Adp il ministro preferisce non esporsi. È il caso del futuro dei terreni: Siderurgica li aveva promessi inizialmente all’Autorità portuale, facendo poi marcia indietro e manifestando la volontà di mantenere la proprietà dell’area, procedere alla sua bonifica e giocare in prima persona la partita dello sviluppo logistico. Si era trattato quasi certamente di tattica, finalizzata ad avviare la trattativa per la vendita da una posizione di vantaggio. Soltanto alcune settimane dopo l’azienda si è infatti smentita dichiarandosi di nuovo pronta a valutare ipotesi di cessione ad altri investitori. È in questo quadro che si inserisce la riunione fra l’ad Mario Caldonazzo e il presidente Zeno D’Agostino, officiata a Trieste dal ministro in persona. Ma Patuanelli nega: «Quale incontro? » . L’abboccamento è però confermato da fonti qualificate e, da quanto trapela, c’è la piena disponibilità del gruppo Arvedi a ad accordare all’Autorità portuale il subentro nei terreni dell’area a caldo. L’ottimismo è tale da far ritenere la soluzione imminente, con l’accordo che diventerebbe dunque parte integrante dell’Adp.

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Fra le indiscrezioni c’è anche quella relativa all’impegno finanziario del Mise, che avrebbe in serbo almeno 40 milioni per supportare gli investimenti di Arvedi su laminatoio e centrale elettrica. Patuanelli vorrebbe che anche la Regione facesse la sua parte sul piano finanziario, ma la giunta Fedriga non sarebbe per ora intenzionata a investire sulle realizzazioni previste del prossimo Adp: possibile che il ministro avvii un confronto con il governatore nei prossimi giorni.

Ma la prossima tappa è il voto dei lavoratori sull’accordo sindacale e qui Patuanelli scende in campo per sostenere le ragioni del “sì”: «C’è impegno massimo da parte di governo, Regione e Autorità portuale per garantire l’occupazione di chi lavora nell’area a caldo. Oggi non è più in discussione il “se”. E sul “come” dico che il modo in cui stiamo procedendo è quello che più tutela i lavoratori. Capisco le preoccupazioni, ma credo che l’atteggiamento della quasi totalità delle sigle sindacali sia responsabile». La speranza del grillino è che dalla riqualificazione in senso logistico dell’area e dal parallelo sviluppo della Piattaforma logistica verso il Molo VIII nascano prospettive di crescita per la città, a patto che venga riconosciuto lo status di porto franco. «Lo scalo può sviluppare – ragiona il ministro – trasformazioni di merci con alto valore aggiunto. Ho provato a risolvere il nodo del porto franco nella legge di bilancio, senza trovare però la quadra col ministero dell’Economia. Ma l’impegno rimane fermo e proseguirà». —


 

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